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Julian-Beever, Bill Clinton, 1993 (opera in 2d) |
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Julian Beever, Lumaca, New York, 2012 (opera in 3d) |
Il
gesso, la strada, e l'anamorfismo: tutto ciò è Julian Beever. Nasce
a Cheltenham, in Inghilterra, alla fine degli anni Cinquanta. All'età
di due anni si trasferisce con la famiglia nella piccola cittadina
inglese di Melton Mowbray, qui, frequenta le scuole pubbliche, poi, a
vent'anni si iscrive presso l'Università d'Arte di Leeds. Conclusi
gli studi, agli inizi degli anni Ottanta, svolge diversi lavori tra
cui: il montatore di tappeti, il fotografo, l'insegnante di inglese,
quello di arte, e soprattutto, l'artista di strada; è a questo punto
che ha inizio la sua carriera
artistica. Beever inizia a girare il mondo e dona alle strade, e ai
marciapiedi, di molte capitali mondiali ritratti di personaggi famosi
o riproduzioni di celebri dipinti del passato. Le sue prime opere
sono
raffigurazioni
pavimentali,
in due dimensioni, realizzate con il gesso. L'artista
inglese, dunque, riprende la tradizione figurativa dei cosiddetti
“madonnari”: artisti di strada "ante litteram" presenti
in Europa già dal Sedicesimo secolo. Questi creativi nomadi, ancora
oggi in auge, in occasione di feste popolari creano
raffigurazioni pavimentali a gesso di carattere religioso. Se la
tecnica di Beever in queste prime opere è, dunque, la medesima degli
stessi, i contenuti cambiano. L'inglese, infatti, non crea opere di
carattere religioso, ma ritratti di personaggi celebri e riproduzioni
di dipinti del passato. Quindi, attualizza un un'antica pratica. Ciò
che in questa prima
fase della sua produzione emerge, e che resta
anche in quella futura, è l'ironia delle sue raffigurazioni: pop e
tradizionali allo stesso tempo. È un figurativo e lo sarà sempre.
Il suo stile fin dalle origini si avvicina più all'illustrazione che
al dipinto. Sta di fatto le sue opere in due dimensioni iniziano a
comparire ovunque: dall'Europa all'Australia in un continuo migrare.
Agli
inizia degli anni Novanta, però, la sua tecnica muta e Beveer
diventa Beveer. La materia rimane la stessa: il gesso; il gusto
anche: l'illustrazione; il contenitore pure: il pavimento. Cosa
cambia? La tecnica. Beever crea disegni trompe-l'œil (inganna
l'occhio) per mezzo dell'antica tecnica denominata “anamorfismo”,
ovvero, un proiezione, chiamata appunto anamorfosi, che riproduce
figure, le quali, viste da una determinata angolazione sembrano
possedere realmente le tre dimensioni. Un'illusione geniale. Ecco,
dunque, comparire lumache che scalano una seduta pedonale, cascate a
strapiombo e chi più ne ha più ne metta. I murales 3d di Beever,
diventano famosi e da qui in poi vengono chiamati anche “Pavement
Picasso”, anche se con la raffigurazione delle tre dimensioni
dell'artista spagnolo non c'entra assolutamente nulla. Con la
crescita della fama dell'artista inglese aumentano, a partire dal
2000, anche le opere commissionate da terzi, spesso, Enti pubblici e
associazioni. Beever, inoltre, comprende che uno dei maggiori mezzi
per la comunicazione della sua arte è la rete è di essa se ne
serve, riversando su You Tube la gran parte dei suoi lavori, un
successo crescente che nel 2007 lo ha portato alla realizzazione di
dieci puntate della serie tv “Concrete canvas” (tele concrete)
che ha preceduto di pochi anni il libro scritto nel 2001: “Pavement
chalk artist” (marciapiedi di gesso d'artista). Altro nodo
interessante nella produzione del “madonnaro” dei giorni nostri
è, senza dubbio, il suo rapporto con i mezzi tecnologici che sono
parte integrante del proprio modus operandi. Beever usa macchine
fotografiche e telecamere che poste nella giusta angolazione gli
permettono di avere la giusta prospettiva per rappresentare
un'immagine illusoriamente a tre dimensioni. Dal gesso al digitale
verrebbe da dire, uno strano intreccio per un'artista che grazie ad
un antico, quanto divertente, stratagemma ha creato una serie di
opere che vivono tra la gente. Beever, portando all'estremizzazione
il concetto di prospettiva rinascimentale, ha creato opere divertenti
senza mai criticare nulla, capaci di passare dal genere fantasy al
pop, sotto il calpestio inesorabile e imperturbabile di comuni
passanti e intemperie atmosferiche.
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Julian Beever, particolare dell'anamorfosi |